Alessandria racconta – Il “Bastione delle dame”

Nell’estate del 1657 (precisamente dal 19 luglio al 18 agosto) Alessandria dovette subire uno dei tanti assedi che hanno contraddistinto i suoi 850 anni di storia. L’eterna contesa tra i regni di Spagna e Francia coinvolse anche la nostra città, all’epoca in orbita spagnola, che fu accerchiata da 15.500 soldati franco-sabaudi comandati dal principe di Conty e dal marchese Gianfranco Villa. Gli assedianti potevano contare anche sul supporto del duca di Modena Francesco I d’Este. In quella occasione, si diffuse una leggenda popolare secondo la quale uno dei bastioni venne protetto da una compagnia armata composta da trecento donne guidate da Francesca Trotti, moglie del conte Galeazzo ovvero del governatore spagnolo don Fernando Garzia Ravanal. La contessa, resasi conto del momento di grave difficoltà, radunò un gruppo di donne, convincendole, grazie alle sue valenti doti oratorie, a contribuire alla protezione delle mura cittadine. Indossato un abito corto, la nobildonna difese con la spada in pugno il bastione degli Orti, noto come «Baratta», compreso tra porta Sottella e porta Rezzolia, che da allora venne denominato «bastione delle dame». Non riuscendo ad espugnare Alessandria, gli assalitori decisero di ritirarsi a causa del sopraggiungere dei rinforzi condotti dal duca di Mantova Carlo II e dal conte di Fuensaldaña, insieme al «mastro di campo» Galeazzo Trotti. L’episodio, che ha visto protagoniste le donne di Alessandria, è stato celebrato dal giureconsulto e poeta Alessandro Cassola in un poema epico di sei canti e tremila versi dal titolo: La briglia del furore, ossia Alessandria difesa (1658). Composto sul modello della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, descrive Francesca Trotti come Clorinda, l’affascinante e valorosa «donna guerriera». Pare che anche altre piemontesi abbiano dato prova di un simile ardimento. Ad esempio le cuneesi, con a capo la marchesa di Ceva e la contessa di Lucerna, difesero coraggiosamente la loro città dall’assedio posto nel 1557 dalle truppe francesi del maresciallo Carlo Cossè duca di Brissac. Senza nulla togliere al fascino del racconto tradizionale, è plausibile considerare che l’intitolazione del torrione sia stato in realtà un atto di ossequio alle alessandrine che in tempo di pace erano solite passeggiare lungo le mura della città.

Mauro Remotti

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