Anche quest’anno parte il campo di “E!State Liberi!”, progetto curato dall’associazione Libera. Dal 4 agosto un gruppo di giovani ragazzi vivrà un’esperienza di impegno e di formazione a Cascina Saetta di Bosco Marengo, bene confiscato alla mafia. Abbiamo incontrato Carlo Piccini per parlare del lavoro che Libera svolge sul nostro territorio e sul campo di “E!State Liberi!”. Piccini è stato il primo referente provinciale di Libera nel 2008, e per nove anni ha portato avanti questo incarico. Da dicembre 2017 non è più referente, ma fa parte del direttivo provinciale e si occupa in questo momento dei beni confiscati.
Carlo Piccini, da dove nasce Libera?
«Libera nasce nel 1995 a seguito di una raccolta firme per una legge d’iniziativa popolare, che ebbe un grande successo e portò all’attuale legge 109 del 1996, approvata all’unanimità dal parlamento italiano. Oggi è una rete con oltre 1.600 realtà associative e più di 20 mila soci individuali in Italia, ed è diffusa in 35 Paesi tra Europa, Africa e America Latina».
Questa associazione è anche nata da don Luigi Ciotti, che ne è presidente. Quanto la Chiesa influisce nelle attività di Libera?
«L’associazione è apartitica e aconfessionale. All’interno però vi sono dentro soggetti di diverso tipo e di diversa religione. Dopodiché su alcune tematiche della Chiesa c’è sicuramente sintonia. Per esempio, troviamo una notevole vicinanza con i messaggi di papa Francesco che ci trovano assolutamente favorevoli: dai migranti alla lotta della criminalità organizzata e all’ambiente».
Lei perché si è messo in gioco in quest’associazione?
«Sicuramente è parte di me il servizio. Vengo dall’associazione scout dell’Agesci e una delle tre scelte del patto associativo è proprio il servizio. Libera mi sembra un buon modo di affrontare la vita, sia come cristiano che come cittadino. Qui mi allaccio a don Ciotti che vede un approccio alla vita con il Vangelo in una mano e la Costituzione nell’altra. Sono anche convinto, e non solo io, che le mafi e possano essere sconfitte non solo dagli specialisti, ma da una risposta sociale collettiva che si oppone alla criminalità organizzata».
Nei nostri territori quanti sono i beni confiscati?
«Bisogna fare distinzione tra beni sequestrati, beni confiscati disponibili e non disponibili. I beni confiscati non sono di proprietà di Libera, ma sono proprietà pubbliche. Libera, oltre alla sua sede nazionale, non ha in gestione dei beni confiscati, ma favorisce e collabora con il riuso dei beni da parte di enti pubblici, cooperative e associazioni. Nel nostro territorio l’unico riutilizzato è quello di Bosco Marengo. Ma abbiamo anche moltissimi terreni agricoli nella zona della Valle Scrivia e del Monferrato, in particolare nel novese e nel tortonese».
Cosa proponete con il campo estivo?
«Il campo estivo vuole coinvolgere e valorizzare il territorio di un bene confiscato. Nell’ambito di “E!State Liberi”, il campo si terrà a Cascina Saetta che è di proprietà del comune di Bosco Marengo, dato in gestione all’associazione Parcival di Alessandria. Il gruppo del campo farà base all’oratorio di Bosco Marengo e svolgerà attività di lavoro sul territorio, sia nel bene confiscato sia nella parrocchia, e sul bene monumentale di Santa Croce. Cerchiamo, anche grazie a questi campi, di proporre la resistenza alle mafie proprio come una nuova resistenza contro una società fatta di violenza, che assomiglia molto alla resistenza nazifascista. Bosco Marengo è oggi più che mai paese di antimafia, che ha saputo reagire. Per noi è un esempio da valorizzare».
Alessandro Venticinque