Venerdì 16 marzo migliaia di capi scout dell’Agesci hanno preso i loro zaini e si sono messi in cammino, scarponi ai piedi, percorrendo chilometri e chilometri, macinati fra venerdì e domenica, sui sentieri e sulle strade delle località in cui prestano il loro servizio. Ma facciamo un passo indietro: l’Associazione guide e scouts cattolici italiani è la più grande associazione scout italiana e conta 185 mila soci. La maggior parte di questi va dagli 8 ai 21 anni, insieme ai quali «si giocano» quasi 14 mila adulti, più o meno giovani, che hanno deciso di spendersi nel servizio educativo, con il metodo scout e proponendo apertamente la loro adesione a Cristo. All’interno di ogni Gruppo questi adulti sono riuniti nella «Comunità capi», fortunata intuizione dello scautismo cattolico italiano, in cui ci si fa carico di tutti i ragazzi affidati condividendone la «corresponsabilità educativa». Nel 2015 il Consiglio generale, massimo organo decisionale dell’associazione, ha dato mandato ai capi di riflettere sui temi legati all’affettività e, soprattutto, alle fragilità personali. Non si erano ancora celebrati i due Sinodi sulla famiglia e non c’era ancora l’Amoris Laetitia. Quest’anno l’Agesci ha quindi proposto a tutte le Comunità capi di cimentarsi nell’approfondimento e nell’esercizio di discernimento, invitando i capi a rileggere la propria esperienza educativa alla luce della Parola di Dio. Questo «esercizio» diventa fondamentale per poi poter «essere preparati» a riconoscere, interpretare e scegliere nelle situazioni, anche le più spinose e complesse. E così, il 16, 17 e 18 marzo tutte le Comunità capi si sono messe sulla strada, con lo zaino in spalla, per rafforzare il loro legame e condividere il proprio vissuto, confrontarsi vicendevolmente, per attivare dei percorsi di discernimento personale e comunitario. Anche i capi dei gruppi della nostra Diocesi si sono messi in gioco in questo percorso. Quelli dell’Alessandria 1, con sede nella chiesetta di Santa Lucia, hanno analizzato i temi della responsabilità educativa e le radici del proprio Gruppo, con particolare riferimento alla figura di don Alessandro Benzi, facendo un percorso ad anello fra Valle S. Bartolomeo e Montecastello. I capi dell’Alessandria 2, con sede in Cattedrale, si sono messi in cammino sulle colline acquesi, fra Melazzo e Cartosio, incontrando testimoni particolari come i componenti della casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII e i padri della Piccola famiglia di Betlemme a Ponzone. Gli educatori dell’Alessandria 3, con sede a San Baudolino, in un itinerario fra Valenza, San Salvatore e Pietra Marazzi, hanno riflettuto sui pilastri del loro servizio educativo e da lì hanno ripreso in mano il progetto di servizio di ciascun capo. Infine, i capi del Valenza 1, con sede nel Parco del Po, non lontano dal Duomo di Valenza, si sono confrontati sui rapporti interpersonali fra capi e fra capi e ragazzi, e sul fondamento della speranza che deve caratterizzare un educatore. Nel percorso fra Valenza, Valparolo, Valmadonna e Pietra Marazzi sono stati accompagnati dal loro assistente, don Mauro Bruscaini. Le quattro Comunità capi sono poi confluite nella storica cascina scout «Brownsea», nel comune di Pietra Marazzi, per condividere il pranzo e le loro riflessioni sul percorso di crescita fino a oggi. Don Mauro ha poi celebrato la Messa, culmine di questa esperienza e nuovo inizio di un cammino che è ancora lontano dal terminare. L’augurio è quello che, anche attraverso il servizio educativo del metodo scout, i giovani possano divenire adulti autentici i quali, spinti dalla loro fede, si mettono al servizio dei fratelli, vera immagine di Cristo.
G.F.