Martedì di quaresima – Serata conclusiva su Amoris Laetitia

L’ultimo dei tre Martedì di Quaresima del ciclo «Francesco ci scrive» si apre con il videosaluto del Vescovo mons. Guido Gallese: la Chiesa che è in Alessandria cammina con il Papa sulla strada dell’accoglienza e dell’integrazione. Il tema della serata è l’Amoris laetitia, relatore Luciano Moia, noto giornalista di «Avvenire». Entra subito nel tema: una rivoluzione nella Chiesa, ecco la prima definizione dell’esortazione postsinodale. Per il metodo, anzitutto: una consultazione larghissima, due sinodi mondiali, infine il sigillo del successore di Pietro (che ha aggiunto di suo poco più del dieci per cento, il resto è il lavoro dei Sinodi, dunque di tutta la Chiesa). Per il contenuto: se è vero che i principi non sono cambiati, l’approccio pastorale è innovato, come mostrano le quattro parole-chiavi di Amoris laetitia (accoglienza-accompagnamento-discernimento-integrazione). Proprio sulla famiglia si manifesta nel modo più evidente il “cambio d’epoca” su cui Francesco spesso ritorna: Moia espone i dati della crisi del matrimonio, che è mondiale ma anche nazionale, e la risposta insufficiente delle politiche familiari nel nostro Paese. La proposta del Papa non consiste nel fornire una serie di regole e di norme per risolvere ogni dubbio, ma nell’invito a reintegrare le persone portatrici di fragilità e di imperfezioni e a non emarginarle (“nessuno è irregolare agli occhi di Dio!), imparando insieme a discernere, cioè a porre il primato della coscienza formata e informata sulla norma. E infine, l’integrazione: perché ognuno si senta oggetto di misericordia. Gli applausi sono sentiti, il dibattito non langue. Comincia un sacerdote di periferia, ponendo il dubbio che la forma del matrimonio concordatario, con le confusioni di piani che può indurre, sia oggi da superare: Il relatore concorda, almeno tendenzialmente, ma riconosce la complessità del tema, su cui dovrebbero confrontarsi a stretto gomito teologi e giuristi. Una coppia di coniugi che opera all’interno dell’Ufficio diocesano famiglia chiede come si possa aiutare il discernimento. Il giornalista invita a prendere in considerazione, sempre, le peculiarità dei casi singoli, rispetto ai quali è impossibile una casistica troppo minuziosa. Ancora un sacerdote, con ruoli di responsabilità nella chiesa locale: non sarà che il mondo ci ha superato da un pezzo? Sì, commenta Moia, ma questo non ci autorizza a dire che tutto è uguale, che le scelte individuali in tema di famiglia e matrimonio sono tutte sullo stesso piano: è il nostro sguardo che va sempre adeguato, proprio per poter discernere. Non siamo pronti, gli fa eco una signora da anni impegnata nella catechesi di preparazione al matrimonio. Il moderatore incalza il relatore: il quotidiano «Avvenire» come si situa dentro a questa rivoluzione? Moia non si scompone: c’è una minoranza di preti e laici che fa fatica a comprenderla, che ha paura di stare in campo aperto, che ha nostalgia di un tempo nel quale sembrava sufficiente affermare il principio e la regola. Ma Francesco ci chiede più coraggio. Come prevenire le fragilità e le cadute, chiede un’autorità istituzionale. La risposta è una sola: con un di più di cultura e insieme di fede inculturata e incarnata, un di più di ricerca. Da qui la conclusione del relatore: lo Spirito di Dio, che parla attraverso tutte le fragilità, non ci abbandonerà nel nostro cammino. Con le parole del vicario generale la serata termina. Gli organizzatori, la Diocesi di Alessandria, con la collaborazione del Centro di cultura dell’Università Cattolica e del Meic, non possono che essere soddisfatti per la qualità dei Martedì e per l’alto livello di partecipazione: le sfide, sull’ambiente come sulla famiglia, sulla fedeltà al Vangelo come sulla capacità di fare comunità, continuano a interpellarci, ma abbiamo qualche strumento di comprensione in più, Francesco non ci ha scritto invano.

Renato Balduzzi

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