“Notizie false e giornalismo di pace” è il tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di quest’anno. Ma che cos’è il giornalismo di pace? Provo a partire dal paginone, sul quale troviamo le interviste a cinque comunicatori. Nessuno di loro parla di un’unica verità ma di oggettività “variabili”. La verità ci viene affidata ogni giorno, sta a noi saperla cogliere, custodirla e mostrarla al mondo nel momento giusto. Cogliere la verità è una questione di “occhiali” e di allenamento costante alla relazione con gli altri. Saperla custodire significa comprendere qual è il tempo da attendere prima che possa essere mostrata al mondo, perché possa essere veramente una “verità che rende liberi”. Questo breve percorso passa attraverso le nostre vite perché spesso siamo noi operatori della comunicazione a decidere cosa mostrare e cosa nascondere. Raccontare le cose così come sono non basta, perché possono essere utilizzate per ferire, e questa non è sicuramente una verità liberante. È dai frutti che possiamo riconoscere una verità da un fatto realmente accaduto. Tutto questo porta ad un “giornalismo di pace”, un giornalismo che sappia sollevare i veri problemi, che dia spazio ai molti che non hanno voce; un giornalismo senza slogan, che si impegni alla ricerca delle motivazioni dei conflitti più che di aumentarne l’effetto negativo per avere ancora qualcosa da raccontare.
Enzo Governale