La partita di domenica scorsa ha rappresentato, ad oggi, quello che può forse dirsi il momento in assoluto più drammatico dell’ancor giovane stagione dell’Alessandria Calcio. Non solo perché i Grigi hanno perso due a zero, senza “se” e senza “ma”, contro una pur quotata avversaria ma, principalmente, per l’incredibile penuria di propulsione offensiva (due deboli tiri in porta in novantaquattro minuti di match), la cronica incapacità di esprimere un gioco veramente degno di questo nome e, soprattutto, l’apparente mancanza di influenza delle parole spese dal
Presidente Luca Di Masi nella Conferenza Stampa di solo tre giorni prima. Come ha potuto accadere una situazione di questo genere, da autentico psicodramma collettivo? A ben guardare darsi una risposta non è poi così difficile e, nel nostro caso, non si dovrebbe far altro che ribadire concetti più volte espressi nel corso degli ultimi due mesi: l’“Alessandria” è stata costruita male in estate, privandosi di elementi di qualità come Iocolano e Bocalon, ingaggiando uomini che, seppur dal blasone più o meno importante, ad oggi non hanno dimostrato di essere in grado di fare la differenza.
Questa è la prima causa: la seconda è senza dubbio da ricondursi nelle clamorose incertezze tattiche dell’Allenatore Stellini che è ricorso più volte a cambiamenti di modulo ed interpreti lasciando disorientati non solo gli spettatori e gli addetti ai lavori ma, verosimilmente, anche i suoi stessi uomini. Da ultimo i continui generici richiami alla cultura del lavoro da parte dello stesso Stellini, del Direttore Sportivo Sensibile e, perché no, del Patron Luca Di Masi forse non hanno propriamente colto nel segno.Già, perché lanciare il messaggio che questa è una rosa di assoluta qualità che non rende come dovrebbe è un po’ come gettare la croce sui giocatori i quali, a lungo andare, potrebbero soffrire anche troppo delle pressioni attorno a loro e non rendere come dovuto sul campo. La pancia deve sempre cedere il passo al raziocinio ma quando la pancia trema, come sta accadendo in questo caso, anche la testa finisce per perdere lucidità ed il lavoro può risultarne compromesso.
Silvio Bolloli