Se il fascino dell’oggetto eccentrico prende il sopravvento, se cercate qualcosa d’insolito da regalare o desiderate arricchire le vostre raccolte, Luca Avidano non ha dubbi in merito. Occorre avere, per una simile “impresa”, passione e bizzarria smisurate oltre ad essere instancabili nelle ricerche. Classe ’85, di Asti, fin da piccolo ha raccolto un po’ di tutto, iniziando quattro o cinque collezioni alla volta: poster, lattine di Coca Cola, minerali, figurine, schede telefoniche, animaletti di vetro. Da cultore del “fai-da-te”, il suo hobby si è via via perfezionato; me lo ha dimostrato al mercatino trasformando sul momento due forchette spaiate di un vecchio servizio in braccialetti molto chic che ho subito indossato, a mo’ di Bulgari o Cartier! Con i suoi ferri del mestiere, ha effettuato una torsione dell’impugnatura, andando ad arricciare tutte le punte “alla Gullit”: Luca raccoglie qualsiasi oggetto, soprattutto materiale di scarto e si lascia guidare dal suo talentuoso estro creativo. Mi spiega che una matassa di fili di ferro zincato, nelle sue mani, diventa nel giro di mezz’ora un delizioso alberello portagioie. Per ora non lo considera un lavoro, ma solo un divertimento, come lo svuotare le cantine e i solai per i rigattieri più intrepidi. Da dove cominciare? Dalla soffitta o dalla cantina? O da quel vecchio baule in fondo al corridoio che promette tanto? Il sole che filtra dalla stretta finestra socchiusa mette in luce ogni cosa in modo diverso; il vecchio cassettone senza specchio, l’armadio a due ante con i ghirigori, una piccola scrivania traballante e un curioso piedistallo di ferro con brocca e bacinella di ceramica bianca a fiori blu. L’armadio è quasi aperto perché la serratura non chiude più; è zeppo di cianfrusaglie! Da un pacco legato con lo spago scivolano via alcune cartoline illustrate, fotografie ingiallite, santini, piccoli calendari da tasca… Luca getta l’occhio qua e là, quasi come se quel mobile fosse l’oblò di una capsula da lanciare verso Marte. Il vero collezionista, a suo giudizio, non si accontenta di accumulare, ma intende ravvisare l’evoluzione umana nel tempo e nei luoghi del materiale che raccoglie.
Anche quella stanza, all’apparenza polverosa e senza lustro, parla di un’epoca, un costume, un ambiente, una cultura. La cernita, in questo modo, è continuamente arricchita di nuovi esemplari, non si ferma mai!
“Ispezionare una soffitta è, per ogni rigattiere, vivere un paio d’ore fuori dal tempo e, di questi tempi, anche dalla calura estiva!” (ibaulivolanti@gmail.com).