Eccellenza come è nata l’idea di incontrare le aziende del territorio?
È nata dal fatto che in diocesi di Genova ho potuto vedere la pastorale del lavoro impostata dal cardinal Siri che, per lunghi anni, è stato il presidente delle settimane sociali dei cattolici. Egli organizzò in diocesi una fitta rete di cappellani del lavoro che garantiscono la loro presenza nelle aziende perché sono luoghi in cui si svolge la fetta più importante della giornata di un lavoratore. Così ho voluto far visita alle aziende per portare come Vescovo la testimonianza della mia presenza e la Parola del Vangelo.
Io sono convinto – e l’esperienza fatta me lo ha confermato – che la visita del Vescovo porti nelle aziende uno sguardo differente sulla realtà e faccia rivedere scenari già noti da prospettive inusuali e sicuramente intriganti perché il Vangelo porta con se un fascino e un interesse che è ben altro dalle logiche dell’economia.
Quali aziende ha visitato?
Ho visitato la Paglieri, la Solvay, la Michelin e la Guala Closures.
Da cosa è rimasto particolarmente colpito?
Ciascuna azienda mi ha lasciato impressioni diverse; la Paglieri mi ha colpito per come la passione di una persona e il suo bagaglio di arte si sia trasmesso attraverso la famiglia e sia diventato tecnologia ed eccellenza. La Solvay per la complessità e genialità di lavorazione che c’è dietro ad alcune materie prime che vengono poi rielaborate e diventano oggetti di uso comune: impressionanti i km di tubi che si snodano per l’azienda. La Michelin mi ha colpito prima di tutto perché non sapevo quanto la parte manuale fosse importante nella costruzione di un pneumatico e per la mentalità di attenzione al lavoratore che fa parte della storia della Michelin.
La Guala Closures mi ha colpito per l’eccellenza italiana nel mondo che si manifesta nell’impensabile genialità nel fare un semplice tappo.
Qual è la sua opinione sul lavoro oggi?
Sono convinto che se il lavoratore fa qualcosa di costruttivo in un contesto di buone relazioni la sua vita viene migliorata e da un apporto positivo e costruttivo alla nostra società. Se al contrario vive la parte più prolifica della giornata in un contesto nel quale non trova un senso e che genera distrazione e negatività verso la realtà, tutto ciò si riversa prima di tutto sulla sua famiglia e poi sulla società. Quindi il luogo di lavoro è cruciale per l’essere umano. Il portare nei luoghi di lavoro lo sguardo e la chiave di lettura cristiana è a mio parere costruttivo nei riguardi della società oltre che per la Chiesa. È un contributo che sento di dover dare alla società in cui viviamo.
Il lavoro di ciascun uomo partecipa alla costruzione del Regno di Dio?
Certo che sì. Possiamo dire che qualsiasi lavoro ha una valenza costruttiva e il costruire qualcosa richiama alla costruzione del Regno di Dio come del resto costruire il Regno di Dio porta necessariamente con sé l’edificazione di qualcosa di concreto anche nella società. Queste due cose si richiamano reciprocamente senza identificarsi l’una con l’altra. Per noi cristiani è imprescindibile iniettare nel luogo di lavoro la carica positiva di Cristo per mezzo del quale tutte le cose sono state create. Il vivere con questa coscienza, lungi dal costituire un impedimento e uno svantaggio, sorprendentemente aiuta la produttività e redditività anche economica, oltre che sociale, delle aziende.