Care lettrici, cari lettori, questa settimana affrontiamo, tra gli altri, alcuni temi non semplici da trattare: disabilità, malattia (in prima pagina, la storia di Ginevra) e sindrome di Down. Ho sempre in mente la vicenda umana di una cugina di mia moglie, Giuliana, affetta proprio dalla trisomia 21. Frequentandola, ho imparato a scorgere la bellezza di chi ha un cromosoma in più nella coppia 21 (da qui, appunto, il termine “trisomia 21”… leggetevi la storia di Jérôme Lejeune, un uomo immenso, nel paginone centrale).
Oggi sono stati fatti molti progressi, e ci sono persone disabili che fanno una vita piena: Noelia Garella, 31 anni, è la prima insegnante con sindrome di Down di tutta l’Argentina, per esempio. E che dire dei ragazzi che servono al ristorante, o di quelli che costruiscono le maschere da sub (ne parliamo proprio qui su Voce)? Giuliana, la cugina di mia moglie, domenica scorsa ha compiuto 62 anni. Non è diventata insegnante, né ha fatto la cameriera, ed è certamente un po’ stanca e in alcuni momenti anche assente.
Ma la sua incredibile tenerezza, il semplice fatto che esista e che Qualcuno l’abbia voluta al mondo la rendono la creatura più bella e santa dell’universo. Da cui noi tutti, cosiddetti “normali”, dovremmo imparare a vivere e ad amare. Gratuitamente, semplicemente perché esistiamo e siamo stati voluti così come siamo.