L’interVista a Rita Rossa

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Rita_Rossa_sindacoAbbiamo incontrato Rita Rossa chiedendole di parlare della sua vita e della sua esperienza umana, al di là dei suoi impegni pubblici come Sindaco della città. Abbiamo anche voluto ricordare il padre, Angelo Rossa, senza preannunciarglielo.
Nata il 19 aprile 1966 ad Alessandria, insegnante, è il sindaco della Città di Alessandria dal 2012 e dal 2014 è anche presidente della Provincia. [/box]

Rita Rossa, quando ha iniziato ad interessarsi di politica?

La politica, per ragioni familiari e personali, fa parte della mia vita da sempre: pubblico e privato, nel mio caso, sono perfettamente sovrapponibili. La mia prima campagna elettorale risale al 1975, con mio padre, per le elezioni europee. Di quel periodo ricordo le varie campagne referendarie sui grandi temi civili. Personalmente ho iniziato ad impegnarmi nei comitati studenteschi e negli organismi giovanili.

Quale è stato il suo primo impegno politico o amministrativo?

Nel 1990 mi sono candidata al Consiglio Comunale, nel 1995 mi sono messa disposizione per una candidatura di “servizio” alla Regione Piemonte, poi in seguito sono stata nominata assessore provinciale alla Pubblica Istruzione e alla Cultura, diventando, infine, Vicepresidente della Provincia. Nel 2012 mi sono candidata a Sindaco di Alessandria.

A quali principi si ispira nella sua azione politico-amministrativa?

I valori di fondo a cui mi ispiro sono quelli della correttezza e della lealtà, partendo dal presupposto che l’impegno politico si deve basare sull’impegno civile, finalizzato alla realizzazione della giustizia sociale. Il riformismo in cui ho sempre creduto, mi insegna che durante il percorso è necessario trovare mediazioni, che però non possono e non devono mai scendere al di sotto del sistema di valori a cui ci ispira. Credo che sia importante conservare il senso della concretezza e confrontarsi con i problemi della realtà e delle quotidianità. Ho una visione laica della politica, nel senso che valuto i problemi senza preconcetti o ideologismi, in piena libertà, libertà che mi deriva dal fatto che per me la politica non è una professione, che ho un lavoro, che mi piace e mi manca. In politica credo che non debbano esistere dogmi e che non esistano nemici, ma avversari: occuparsi della propria comunità è un privilegio che va rispettato lealmente. Dopodiché  tutte le partite vanno giocate fino all’ultimo, al novantesimo minuto, ai tempi supplementari, ai rigori, perché la politica, quella vera è la più alta forma di civiltà.

Come valuta, in generale,  la società in cui viviamo?

Recentemente è scomparso Zigmund Bauman, il teorico della “società liquida”, direi che siamo in una società post-liquida, che crea insicurezza e incertezza generalizzate. E’ una società complessa in cui non ci sono più punti di riferimento, né categorie, occorrono strumenti di analisi sempre più profondi che escludono qualsiasi approccio ideologico o standardizzato. Per reazione nascono dei “semplificatori professionisti” che basano il loro successo su una visione superficiale e semplificatoria della realtà. Per questo penso che tutte le agenzie formative (scuola, famiglia, gruppi, associazioni) dovrebbero dare strumenti per costruire coscienza critica, perché le nuove generazioni non cedano a un bombardamento sloganistico e populistico, ma si pongano davanti ai problemi dandone una interpretazione personale.

Quali sono le sue considerazioni su quanto offre lo scenario internazionale?

E’ una situazione molto incerta e  la recente elezione di Donald Trump segna ulteriori elementi di incertezza. L’impronta nuova data alle relazioni con la Russia di Putin e Taiwan non sono solo folclore, così come  la minaccia-promessa di istituire nuovi dazi, di multare le aziende che producono fuori dagli Stati Uniti e le ingerenze politico economiche nei confronti degli stati vicini. Intanto le guerre sono sempre le stesse, il Medio Oriente continua da essere una polveriera e l’Europa non riesce a trovare un’unità politica che le permetta di costruire il ruolo degli Stati Uniti d’Europa. Un’unione fondata non solo sulle norme, sui vincoli e sulle banche, ma sui valori che uniscono i popoli

Lei è mamma ed insegnante. Come ha conciliato questi due ruoli con l’impegno politico-amministrativo?

Per un certo periodo, durante la mia esperienza di sindaco ho anche tentato di tornare a lavorare, ma poi per rispetto di una professione che richiede un impegno a tempo pieno, soprattutto mentale, ho preferito andare in aspettativa. D’altra parte anche quello di sindaco è un impegno totalizzante. Il mio lavoro di insegnante mi manca molto, mi mancano i rapporti con i ragazzi, la quotidianità dei percorsi educativi.

Se un giovane le chiedesse di impegnarsi in politica o nella pubblica amministrazione quali consigli darebbe?

L’unico consiglio è quello di non accontentarsi di ricette preconfezionate, di cercare strumenti per capire a fondo la realtà, senza fermarsi alle apparenze, sviluppando pensiero critico e senso della complessità dei problemi.

Quanto tempo dedica al suo mandato di Sindaco?

Quello di Sindaco è un impegno totale, che non permette distrazioni: i problemi sono tanti e investono la vita quotidiana dei cittadini. Le competenze del Comune sono  molteplici e tutte ugualmente importanti: un posto in più al nido, il rilascio di una certificazione in tempi brevi, l’asfaltatura di un tratto di via possono cambiare la qualità della vita per un gruppo di cittadini, per cui non ci si può sottrarre o mancare agli impegni presi.

Riesce a trovare un po’ di tempo per il suo tempo libero? E, se si, a cosa si dedica?

Cerco di dedicarmi alla conduzione familiare, sono un po’ maniaca dell’ordine; raramente riesco ad andare al cinema. E poi la lettura. Al di là del mio incarico di Sindaco il mio impegno più grande è quello di seguire mia figlia adolescente. Cerco costantemente di ritagliare dei momenti per noi, sperando che la qualità possa compensare la scarsa quantità di tempo trascorso insieme. E’ il lavoro di equilibrismo che affrontano un po’ tutte le donne che lavorano, molto faticoso, ma entusiasmante.

Qual è l’ultimo libro che ha letto? E perché?

Magus – Il romanzo di Nostradamus – di Valerio Evangelisti che parla della figura del famoso veggente. Sullo sfondo viene tracciato un grande affresco storico delle guerre tra cattolici e protestanti nella Francia del ‘600. Il testo pone soprattutto l’accento su come la scienza medica sia nata al di fuori dalle accademie e di come la ricerca sia alla base di tutte le grandi conquiste dell’umanità.

Marco Caramagna

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La politica è una passione di famiglia

Ventidue anni fa moriva Angelo Rossa, papà dell’attuale Sindaco di Alessandria. Uomo dalla cordialità innata che sa stringere la mano facendone sentire il calore umano, politico schietto e generoso, divenne per tutti “il popolare Angiolino”, secondo una felice definizione dell’allora direttore de “Il Piccolo”, Corrado Testa. Socialista convinto, nonostante la parentesi psiuppina, Angelo Rossa ricoprì gli incarichi elettivi di presidente della Provincia di Alessandria, di presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e di assessore alla Sanità della Regione. Era facile incontrarlo perché era il primo ad andare incontro alla gente, in qualunque contesto si ritrovasse. Compreso l’incontro con Giovanni Paolo II in occasione della visita in Vaticano per le manifestazioni celebrative di Papa Pio V, l’unico pontefice piemontese e alessandrino.[/box]

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