Mostra molto interessante quella dei Macchiaioli alla Galleria civica d’arte moderna di Torino, intitolata “L’arte italiana verso la modernità”. Fino al 24 marzo 2019 si potranno ammirare più di 80 opere provenienti da collezioni private e musei.
L’evento è a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con il coordinamento tecnico-scientifico di Silvestra Bietoletti e Francesca Petrucci. Quattro i capitoli principali: in primis, il racconto della formazione dei protagonisti; quindi la sperimentazione della macchia applicata al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio; e a seguire, le scelte figurative dei macchiaioli dall’Unità d’Italia a Firenze capitale. Per ultimo, l’esperienza cruciale di due riviste: il “Gazzettino delle Arti del Disegno”, pubblicata a Firenze nel 1867, e l’”Arte in Italia”, nata nel 1869 a Torino. Il termine “macchiaiolo” compare in un articolo della Gazzetta del Popolo nel lontano 1862. La parola fu coniata dapprima in senso poco riguardoso e addirittura a voler schernire la corrente artistica, ma i pittori fecero loro questo nuovo appellativo: “…l’immagine del vero è costituita da un insieme di macchie”. Questa corrente è nata dalla volontà di cambiamento che stava attraversando l’Italia. L’arte doveva accompagnare quell’unione che avrebbe visto nella pittura uno strumento importantissimo per il Risorgimento italiano. Quindi da Firenze a Torino, passando per Genova e poi a Napoli, le scuole dei macchiaioli tessevano la tela di un pensiero che voleva andare oltre l’unità politica.
Una volta consolidata l’Unità d’Italia i “cugini maggiori degli Impressionisti”, come li definiva lo storico dell’arte francese André Chastel, si dispersero non solo politicamente, ma anche artisticamente. Si potranno apprezzare i dipinti dei maestri accademici come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi, fino ai giovani futuri macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti e Odoardo Borrani; aiuteranno il visitatore nella “Scoperta del vero”.
Andrea Allegra