Le parole della cura e uno sguardo attento

Cari amici, vi comunico che sono sopravvissuto all’incontro di venerdì scorso. Ho provato a declinare la cura in quattro parole che iniziano con le lettere che la compongono: Comunicare, Uomo, Responsabilità e Amore. Comunicazione. Come vi ho raccontato molte volte, nella Chiesa parliamo di Comunicazione Sociale perché al centro del nostro agire «comunicativo» c’è la ricerca di una relazione con l’altro. Uomo. In questo agire, l’uomo è sia mittente che destinatario, elemento fondamentale di una relazione. Responsabilità. Il «responsabile» è (etimologicamente) colui che è chiamato a rispondere. Chiamati da Dio a rispondere alla nostra vocazione di figli di Dio. Facile no? Ma qual è la risposta? Amore. L’amore è davvero l’unica risposta nell’avere cura. A questo punto ho utilizzato le parole del Papa a Torino, che nel 2015 rivolgendosi ai giovani dice: «L’amore è concreto, è più nelle opere che nelle parole. L’amore si dà. […] L’amore ascolta e risponde, l’amore si fa nel dialogo, nella comunione: si comunica». La cura è quindi una pratica che accade in una relazione personale e che nasce dall’interessamento per l’altro. Ma come si mette in pratica? Il segreto è prestare attenzione, consentire all’altro di mostrarmi le sue esigenze, accogliere quello che dice di sé e interpretare le sue necessità. Senza mai essere remissivi. Tenere l’altro nel proprio sguardo è il primo gesto di cura.

Enzo Governale
@cipEnzo

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