Care lettrici, cari lettori,
come ogni anno ci disponiamo a onorare la Madonna della Salve (ne parliamo a pagina 7, 8 e 9). Ho già scritto l’anno scorso del mio legame particolare con la Salve (sono nato dopo che mia mamma e mia nonna erano state in processione, la domenica). Negli anni della mia adolescenza il mio rapporto con la Chiesa si era molto affievolito, per non dire annullato. Non me ne importava nulla: sembrava che la fede non toccasse in alcun modo il mio vivere, il mio pensare, il mio amare. La Madonna della Salve era fuori dai miei radar, come tutto quello che riguardava preti e suore. Ricordo, ai tempi del liceo, una discussione molto accesa con l’insegnante di religione e alcuni miei coetanei su un tema «caldo» per un adolescente ormonalmente agitato: l’aborto. La mia posizione era quella della maggioranza dei miei compagni: perché no? La legge lo permette, non c’è motivo per non farlo. Poi, non molto tempo dopo, l’incontro con alcune persone affettivamente ricche e liete (gente di fede) mi ha portato, più per osmosi che per ragionamento (quello è venuto dopo), a cambiare radicalmente idea. Oggi sto dall’altra parte della barricata: sono passato tra i ranghi di una «minoranza» che forse minoranza non è. Ne ho discusso in una tostissima intervista con il nostro vescovo (la trovate in apertura su questa pagina). Non è stata una passeggiata, per me: molte domande si sono risvegliate, molte convinzioni sono state messe in discussione. In primis, che cosa vuol dire difendere il valore della vita, oggi. Porterò tutto davanti alla Salve. E vediamo che cosa verrà fuori.