Il 25 febbraio del 1700 un incendio, forse doloso, distrusse seriamente la chiesa dedicata a San Giuliano Martire, probabilmente la più antica della Fraschetta. Il tempio si trovava ai margini della parrocchia, in un’area che successivamente diventerà la piazza principale di San Giuliano Vecchio. Dai documenti storici presi in esame nel libro di Francesca Chiara Robboni «Sancti Juliani de Frascheta», si deduce che la chiesa versasse da tempo in cattive condizioni, e venisse considerata ormai angusta e inadatta per celebrare i riti religiosi. I danni causati dalle fiamme furono in quale modo riparati, ma gli abitanti ritennero che fosse giunto il momento di costruirne un’altra più grande e bella. Si rivolsero quindi al marchese Fabrizio Ghilini IV, il quale, di buon grado, mise a disposizione sia il terreno che denaro necessario, a patto che venissero recitate due messe cantate ogni anno in onore dei suoi defunti. Il nuovo edifi cio di culto, dedicato alla Madonna del Rosario, fu però innalzato in una località diversa (e più lontana), detta Cassinaggio dei Ghilini, a poche centinaia di metri dalla Ghilina Grossa residenza estiva dell’omonima famiglia. D’altronde, da parecchi anni il centro di gravitazione lavorativo della popolazione locale era diventato proprio la Ghilina. La costruzione della nuova chiesa avvenne nella seconda metà del secolo XVIII utilizzando anche i materiali della precedente. Si pensa che sia stato l’architetto Benedetto Alfi eri, nipote del marchese Ghilini e progettista del bellissimo
Palazzo sede della Provincia di Alessandria, a curarne la realizzazione. Per compiacere l’illustre parente, l’architetto decise di orientare la facciata della chiesa verso est, in asse ed esattamente prospiciente alla Villa Ghilina: in questo modo il marchese avrebbe potuto assistere alle funzioni religiose direttamente dalla sala da pranzo tramite un cannocchiale. La costruzione del nuovo luogo di culto rappresentò di fatto l’inizio dello sviluppo e dell’identifi cazione geografi ca dei due paesi: uno appellato «Vecchio» e l’altro «Nuovo». Nella vecchia chiesa (defi nitivamente abbattuta nell’anno 1785) era custodita una reliquia di San Giuliano Martire donata nel 1692 dal canonico Rivolta al rettore padre Clemente Rodriguez. Anche il frammento sacro venne così posto nella nuova chiesa, suscitando profonde rivendicazioni da parte degli abitanti di San Giuliano Vecchio. Per dirimere una volta per tutte questa contesa intervenne il sacerdote don Giuseppe Arnoldi, il quale, nel mese di maggio del 1993 (in occasione del venticinquesimo anniversario di vita parrocchiale), giunse a una soluzione salomonica: dividere la reliquia e traslarla da una parrocchia all’altra per consentire anche ai fedeli di San Giuliano Vecchio di poterla venerare.
Mauro Remotti