Si è messa in moto l’imponente macchina burocratica che condurrà il nostro Paese alle urne, il 4 marzo prossimo, per eleggere senatori e deputati della prossima legislatura. Saranno le prime elezioni ad essere regolate dalla nuova legge elettorale, la legge 3 novembre 2017, n. 165, comunemente conosciuta sulla stampa come “Rosatellum”, dal nome di Ettore Rosato, il deputato che ne ha ideato i meccanismi. Ma cos’è una legge elettorale? Si tratta di nient’altro che di un sistema aritmetico, che consenta di trasformare il valore assoluto dei votanti in un numero di seggi da assegnare agli eletti. Non è un problema da poco: ad esempio, occorre garantire che aree meno popolate possano “contare” in condizioni eque rispetto alle metropoli, così come evitare che una forza politica predominante impedisca alle minoranze di avere voce in Parlamento. Come ogni cosa in politica, anche i numeri perdono la loro neutralità e finiscono per influenzare non solo i risultati, ma la stessa struttura del sistema politico. Ma torniamo alla nostra vigente legge. I seggi in parlamento saranno assegnati, per il 37%, con sistema maggioritario per collegi: a tal fine, il territorio nazionale è stato diviso in circoscrizioni assimilabili per popolazione. Risulteranno eletti il primo candidato (o i primi 2-8, nel caso di collegi plurinominali come quello di Alessandria). La finalità è quella di compattare le forze politiche (perchè agli sconfitti, dal primo degli esclusi in poi, non va alcun seggio) e di valorizzare i territori, incoraggiando sfide dirette tra candidati “forti” e appetibili per l’elettorato locale: si tratta di un sistema mutuato dall’Inghilterra, dove solo due – tre partiti, storicamente, si sono succeduti in Parlamento. Il restante 63%, invece, sarà assegnato con sistema proporzionale, con soglie di sbarramento. Nel sistema proporzionale, che in Italia ha una lunga tradizione così come in tanti paesi europei, non vale la regola “il vincitore prende tutto”, ma i seggi vengono distribuiti, proporzionalmente appunto, tra tutte le liste che superino una certa percentuale di voti, così da non impedire l’accesso alla rappresentanza politica a movimenti che, pur senza primeggiare, esprimono il voto di una non trascurabile fascia di elettorato, con l’effetto collaterale di favorire la frammentazione delle forze politiche. Questi i meccanismi di base: sarà possibile, nel periodo che ci separa dal voto, ritornare su questi profili, apparentemente tecnici, ma essenziali per la nostra democrazia.
Eugenio Licata