L’inquietudine è una grazia, il cuore quieto no

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

siamo tutti in apprensione per papa Francesco, portato al “Gemelli” per un intervento chirurgico. Personalmente, mi sento come se avessero ricoverato un amico stretto: la sua compagnia, nello sguardo e nelle parole, in periodi difficili della mia vita (come quando ero in ospedale per il Covid) hanno fatto sì che quell’uomo, per me e per la mia famiglia, sia diventato “uno di casa”. Un Papa/Papà (con l’accento), come lo chiama sempre mia madre…

Intanto, mentre scrivo queste righe, il Santo Padre è sotto i ferri per una “laparotomia e plastica della parete addominale con protesi”: consegniamolo fiduciosi al Padreterno, che sa sempre quello che fa. Vi segnalo allora il Paginone di questo numero, in cui vi raccontiamo un evento “storico”: la prima volta di un Pontefice in uno studio televisivo. Francesco è stato ospite su Raiuno del programma “A Sua immagine“, andato in onda domenica 4 giugno alle 9.40.

Proviamo a restituirvi, attraverso le pagine di Voce, i temi emersi nella sua intervista. Mi hanno colpito le parole del Santo Padre sull’inquietudine: una questione che normalmente viene trattata come un “difetto”, qualcosa da estirpare dalla nostra vita (come se la “serenità” fosse, al contrario, qualcosa di più cristiano…).

Il Papa invece ha detto: «L’inquietudine è una grazia. Una delle prime cose che il Signore fa quando si avvicina a noi è mettere il cuore inquieto. Io ho paura delle persone che hanno il cuore quieto. L’inquietudine è quella che ti fa capire che ci sono altre cose oltre te stesso. Io ho paura dei cuori quieti». Ha paura dei cuori quieti: lo ha ripetuto due volte, per farsi capire. L’inquietudine è una grazia, «una delle prime cose che il Signore fa quando si avvicina a noi».

Che il buon Dio ti conservi ancora a lungo, caro Papa/Papà Francesco. In buona salute, e felicemente inquieto! Noi tutti preghiamo per te.