Il mondo a 14 anni
Angelo Giuseppe Roncalli, nato nel 1881 a Bergamo, da una famiglia contadina, fu ordinato sacerdote nel 1904 e pochi mesi più tardi divenne segretario del vescovo Giacomo Radini Tedeschi, fortemente impegnato sul piano sociale.
Studioso di storia della Chiesa, Angelo, fu nominato vescovo nel 1925 e fu inviato a rappresentare la Chiesa Cattolica in Bulgaria, dove stabilì rapporti cordiali con gli esponenti della Chiesa ortodossa. Già nel suo primo radiomessaggio dopo l’elezione sono presenti i temi che caratterizzano i suoi anni di pontificato: la libertà dei popoli, la fine della corsa agli armamenti, la pace e, soprattutto, la sua affermata natura pastorale. La sua salda intenzione di mantenere i contatti con il clero e con i fedeli si sviluppò tramite le visite alle parrocchie, agli ospedali e alle carceri. Alla fine saranno circa 152 le uscite del Papa dal Vaticano. Nel 1944 divenne nunzio papale a Parigi, presso il governo francese, e nel 1953 fu nominato cardinale e patriarca di Venezia.
Angelo Giuseppe Roncalli, dopo essere stato ambasciatore della Chiesa cattolica in Bulgaria, Turchia e Francia ,e patriarca di Venezia, nel 1958 fu eletto Papa con il nome di Giovanni XXIII. Divenuto Papa, il 28 ottobre 1958, introdusse uno stile diretto e cordiale nei rapporti con i fedeli e con l’intera società. Dopo pochi mesi annunciò la convocazione di un concilio ecumenico, il quale avviò la riforma della Chiesa cattolica e il dialogo con le altre Chiese. Seppe avvicinare con cordialità tutti gli uomini, credenti e non, e per questo fu soprannominato il Papa Buono. Il 25 gennaio del 1959 annunciò l’intenzione di convocare un concilio per tradurre il messaggio cristiano con un linguaggio più vicino all’uomo contemporaneo senza cambiare i contenuti essenziali. Giovanni XXIII fu anche il primo Papa a viaggiare in treno, per raggiungere il santuario di Loreto. Nel 1962, dopo aver aperto i lavori del Concilio Vaticano II, contribuì al superamento della crisi di Cuba, che aveva portato gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sull’orlo di una guerra nucleare.
Giovanni XXIII promosse la formazione di un clero locale nei paesi del Terzo Mondo, molti dei quali stavano raggiungendo proprio in quegli anni l’indipendenza politica e nominò il primo Cardinale di colore. Scrisse due importanti encicliche: la Mater et magistra (Madre e maestra del 1961) sui problemi del lavoro e la Pacem in terris (la Pace in terra,1963) che indirizzava tutti gli uomini a condannare l’uso delle armi nucleari e ogni guerra. Nei suoi discorsi e nel Giornale dell’anima (suo diario spirituale) egli manifestò l’intenzione di abbattere le barriere ,di unire tutti gli uomini al di là di ideologie politiche o religiose, dichiarando che il Vangelo è destinato a tutti gli uomini. Nella primavera del 1963, a testimonianza del suo impegno a favore della pace esemplare nell’intervento della crisi di Cuba, nell’ottobre del 1962, fu insignito del premio Balzan per la pace.
Poco dopo, il 3 giugno 1963 in seguito a un cancro allo stomaco, morì all’età di 81 anni. Il 3 settembre del 2000, alla fine di un lungo processo canonico, fu dichiarato beato. Dal 1966 alla conclusione della fase processuale, vennero raccolte più di 300 testimonianze. Per la beatificazione è necessario un miracolo e nel caso del pontefice bergamasco fu ritenuta miracolosa la guarigione di suor Caterina Capitani, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima. La suora dopo aver pregato Papa Giovanni XXIII, ne ebbe una visione con le sue consorelle e riacquistò la salute. L’evento straordinario fu inspiegabile da parte della Consulta medica della congregazione per la causa dei Santi e venne riconosciuto come grado estremo del miracolo di III grado. Il martirologio Romano indica come data del culto liturgico il 3 Giugno, mentre la diocesi bergamasca e l’arcidiocesi di Milano, ne celebrano la memoria locale l’11 ottobre, anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Nessuno potrà mai dimenticare, nel susseguirsi delle varie generazioni, la frase simbolo che ci riporta al Papa Buono: «Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza».
Sara Piscopello