Caritas
Giampaolo, un mese fa avete lanciato una campagna di reclutamento di nuovi volontari per la Caritas. Perché lo avete fatto?
«C’è l’idea di riorganizzare e aprire nuovi servizi coinvolgendo, accanto ai volontari che da anni fanno questo servizio, altre persone di buona volontà che vogliano collaborare con Caritas».
E poi cos’è successo?
«Una sera abbiamo deciso di aprire le porte della Caritas, in particolare del locale dove è partita la nuova mensa, e fare un “open day”. Devo dire che è andata molto bene, ben oltre le nostre aspettative. Abbiamo incontrato 43 persone di tutte le età. Non ce lo aspettavamo».
Tra loro anche tanti giovani.
«Sì, e non provengono dai nostri soliti ambienti, come parrocchie, associazioni o movimenti. Per esempio, sono venuti diversi ragazzi e ragazze del liceo. E degli oltre 40 che abbiamo incontrato, una dozzina, nel giro di una settimana sono entrati in servizio. Non è una cosa facile e scontata, soprattutto perché occorre trovare le persone che riescono a organizzare la giornata e a ritagliarsi il tempo per mettersi al lavoro. Gli altri ci daranno una mano quando apriremo il nuovo “Emporio della solidarietà”».
Come stanno andando questi nuovi volontari?
«Molto bene. Adesso la mensa funziona con l’impegno esclusivamente di volontari e con un turno di servizio dalle 10 fino alle 13. E abbiamo sei volontari al giorno, che non impegniamo più di due volte alla settimana. Questo vuol dire anche un numero elevato di persone che ci aiutano e che fanno questa esperienza. C’è da organizzare, coordinare, fare attenzione: non è un servizio banale, anche perché è legato a una serie di protocolli e norme igieniche da seguire».
Apriamo una parentesi: l’emergenza freddo e l’emergenza bollette. Arrivi da una serie di riunioni e consultazioni con il Comune di Alessandria. Cosa puoi dirci?
«C’è una forte preoccupazione, soprattutto legata al discorso della povertà energetica, che riguarda una grossa fetta di famiglie che hanno difficoltà sia nel pagare le bollette sia nel mantenimento della casa. A questo si aggiunge l’emergenza alimentare».
Come agirete?
«Ci stiamo lavorando, cercando di fare rete con altri soggetti del territorio. Non c’è solo Caritas, ma vanno considerate anche altre realtà istituzionali e del volontariato. Poi ci saranno delle proposte concrete legate ad altre emergenze. Per esempio, a quella dei senza dimora: stiamo lavorando per dare la possibilità del pernottamento in struttura allargata, nei mesi più freddi. Ci saranno poi una serie di attenzioni, come ho detto, per le famiglie: per chi non riesce a pagare le bollette, o a recuperare il prezzo della legna e del pellet. Tutte cose che sono indispensabili, e che sono aumentate».
Se tu potessi fare una richiesta al nuovo governo, cosa chiederesti?
«Innanzitutto chiederei quello che, sia a livello di Caritas italiana sia attraverso il cardinal Zuppi, stiamo portando avanti come direzione del nostro agire: un’attenzione particolare agli ultimi. Partendo proprio da questa emergenza energetica».
Quindi dovrebbero abbassare le bollette, bloccarle o che altro?
«Abbassare i prezzi, questo sì. E poi comunque mantenere i sostegni per le famiglie meno agiate. Anzi, più che mantenerli, dovrebbero aumentarli. I poveri sono sempre di più e si stanno aggiungendo anche “nuove” persone in difficoltà. Nell’ultimo report Caritas, si parla di una povertà ereditaria. Perché in Italia, soprattutto oggi, chi nasce povero resta povero per diverse generazioni».
Andrea Antonuccio