Pastorale giovanile: parla Carlotta Testa
Come ormai da tradizione, torna la proposta di un cammino estivo per i giovani della nostra Diocesi. Quest’anno, dall’1 al 9 agosto, una meta d’eccezione: Santiago de Compostela. Cento chilometri lungo il Cammino portoghese, variante espiritual, passando lungo la costa atlantica, in cammino da sud verso nord. Ma non è un anno come tutti gli altri! Il 2022 è infatti l’Anno Santo Giacobeo: un’occasione per mettersi in cammino insieme, incontrare migliaia di giovani da tutta Europa e celebrare la bellezza di una fede semplice e… giovane! Ma cos’è l’Anno santo giacobeo? Detto anche anno Compostelliano, avviene ogni 6, 5, 6 e 11 anni, quando la festa di San Giacomo maggiore, il 25 luglio, cade di domenica: l’ultimo è stato il 2010. E così, anche quest’anno, il Santuario di Santiago de Compostela aprirà la sua Porta Santa, occasione per ripartire, per ritornare a vivere. Con uno spirito nuovo. La proposta, realizzata dal Servizio diocesano per la Pastorale giovanile di Alessandria, si innesta con quelle delle Diocesi di Torino e Novara, insieme con la Consulta regionale di PG. Migliaia di giovani da tutta Europa si metteranno in cammino questa estate, per arrivare a Santiago de Compostela: è l’invito dei giovani di Spagna: «Joven, levántate y sé testigo. El Apóstol Santiago te espera» («Giovane, alzati e sii testimone. L’apostolo Santiago vi aspetta») che richiama ragazzi e ragazze che hanno voglia di mettersi in gioco, di mettersi in cammino. E pellegrino sarà anche il nostro Vescovo Guido, pastore, guida spirituale e compagno di viaggio. Abbiamo chiesto a Carlotta Testa (nella foto qui sotto) della nostra Pastorale giovanile di raccontarci che cosa accadrà.
Carlotta, come nasce questo Cammino a Santiago?
«La nostra presenza nasce dal desiderio di partecipare alle celebrazioni dell’Anno Santo composteliano, previsto per il 2021, ma che a causa del Covid è stato posticipato al 2022. Già un anno fa avevamo pensato in sede di Pastorale giovanile regionale di partecipare con altre diocesi: il Cammino di Santiago è un’esperienza significativa per molti di noi. E adesso finalmente possiamo farlo».
Con chi lo farete?
«Un aspetto importante di questa esperienza è certamente l’inter-diocesanità: oltre a noi di Alessandria, ci saranno i giovani della diocesi di Torino e di Novara. Insieme faremo la cosiddetta “variante spirituale”, per praticità e necessità. Praticità, perché la difficoltà è bassa e dunque i giovani che non hanno mai fatto questa esperienza sono agevolati; necessità, perché nella “variante spirituale” è stato più facile trovare alloggio in ostelli e parrocchie. I giovani saranno tantissimi, da tutto il mondo!».
Quanti sono i “diocesani” che parteciperanno?
«Siamo un piccolo gruppo di 10 persone, “pochi ma buoni”, e saremo accompagnati dal nostro Vescovo Guido».
Tu, personalmente, che cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Mi aspetto che sia secondo la volontà di Dio. Abbiamo organizzato questa esperienza a più mani, le mani di tre Diocesi, e così sono venuti fuori i carismi di ciascuno: noi alessandrini siamo abituati a proporre esperienze estive di Pastorale giovanile piuttosto intense, anche fisicamente… penso al Cammino di San Marco dell’anno scorso, per esempio. Mettersi insieme, dunque, non è stato così scontato, ma ha risposto alle mie attese verso questo Cammino: che sia davvero secondo la volontà di Dio, e non secondo la volontà dell’uomo. Quello che Lui ha in serbo per noi, e ha in serbo per me, sarà sicuramente significativo».
Qual è a tuo avviso il senso profondo di un Cammino di questo tipo?
«Forse è un po’ scontato (sorride), ma anche grazie alle esperienze vissute in questi anni come Pastorale giovanile diocesana mi sento di dire che l’esperienza del cammino è proprio il movimento. Nel cammino c’è un “muoversi”, sia fisico sia interiore. Il senso è lasciarsi andare a questo movimento, perché fa venire fuori tanto, prima umanamente, e poi spiritualmente. Soprattutto per chi come noi cerca nella dimensione del cammino una dimensione di preghiera, di condivisione della Parola, di fraternità. Credo che il senso dell’esperienza sia mettersi in movimento: all’inizio si sperimenta una fatica fisica, che ti spinge a domandarti perché sei lì. A chiederti che senso ha».
Andrea Antonuccio
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