La Salve, il Covid e l’Ucraina

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

questo numero è dedicato alla nostra Clementissima Patrona. Oltre al pezzo di apertura, abbiamo confezionato uno speciale di sei pagine: troverete fatti e commenti significativi, frutto del lavoro di persone che si impegnano nel nostro territorio e che davanti alla Madonna si sono commosse (qualcuno ha anche pianto lacrime calde di tenerezza e affetto, davanti a me).

Tutto quello che è successo in città, dall’Ottavario fino alla processione di domenica (a cui ha partecipato tantissima gente); tutti i discorsi, le omelie, le litanie e le liturgie; tutti i saluti, le commemorazioni, i ceri, le monetine delle offerte; tutte le autorità, civili, militari o religiose, i labari, gli stendardi appariscenti con dietro tre persone; tutti i paramenti, le tonache, i tricorni, le stole; tutto ciò che è cristianità, cioè copia sbiadita e insipida del cristianesimo; tutti questi trionfalismi che immediatamente ci “gasano” (ma che il giorno dopo si sgonfiano di fronte alla routine quotidiana) non sono nulla di fronte al cuore di una persona che davanti alla Salve si commuove e piange. Nulla.

Il sentimento non c’entra: per vivere abbiamo bisogno dello sguardo di una madre, della Madre. Dopo i due anni di pandemia, e ora davanti alla tragedia della guerra, non saranno le nostre strutture, le nostre spiegazioni, il “si è sempre fatto così”, le riunioni e le assemblee, a soddisfare la nostra sete di felicità, di bellezza, di giustizia, di amore (è questo il cuore, e ce l’abbiamo tutti!). Solo una Presenza, qui e ora, può ridestare questo cuore.

La Salve, con il suo essere in mezzo a noi, ci insegna che Cristo è l’unico a cui vale la pena dedicare le proprie energie. La vita ci è data per riconoscerLo, nelle cose che facciamo e nelle persone che incontriamo. Il resto è tempo buttato… Dopo il Covid e la guerra, di che altro abbiamo bisogno per rendercene conto?

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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