“Cronache dalla galassia” di Enrico Zappa
I noli per le rotte Asia-Europa hanno superato i 6.000 dollari per Teu (misura standard di volume dei container), record assoluto. Ai rincari dei noli si aggiungono pesanti ritardi nelle spedizioni e nelle consegne. Questi rincari comportano, per i prodotti a basso valore aggiunto, addirittura l’azzeramento del margine di profitto. È diventato quasi impossibile avere la certezza di trovare spazio sulla nave o di sapere quando lo si troverà.
Al contesto si è aggiunta una riduzione della disponibilità di containers, per la contrazione dei volumi prodotti dalle principali fabbriche in Cina a causa della pandemia. Costi di trasporto altissimi e difficoltà a programmare le spedizioni sono l’effetto paradossale della spasmodica ricerca di efficienza nella catena logistica, che collega il produttore con i mercati di destinazione. In un contesto di assoluta normalità, i meccanismi che governano il trasporto di materie prime, merci e prodotti funzionano perfettamente; negli anni passati a spese delle linee di navigazione, che hanno operato sostanzialmente in perdita, mentre oggi sembrano approfittarsene (il nolo medio per Teu nel 2019 era di 900 dollari, nel quinquennio precedente è stato di 1.200 dollari).
Lloyd’s List paragona il sistema ad un corpo pelle e ossa, con pochissimi muscoli abituati a svolgere sempre lo stesso lavoro. Quando una crisi pandemica o una nave di traverso nel Canale di Suez fanno saltare gli schemi, quel corpo non ha la capacità di adattarsi e cambiare. L’ossessione per i magazzini snelli, di piccole dimensioni, la produzione e la distribuzione “just in time” hanno mostrato tutti i loro limiti. E la ricerca di costi sempre più ridotti ha aggravato questa rigidità. Prima di questa crisi la ricerca di costi sempre più bassi poteva essere motivo di deflazione, ma i rincari potrebbero indurre inflazione o aumenti di prezzo durante la auspicata ripresa post pandemia.
Non sempre efficiente è bello, e si rimpiangono la ridondanza e la flessibilità. I limiti della logica efficentista spingono il mondo della formazione a cambiare qualche paradigma: l’Ocse invita stati, università e istituti di ricerca a raddoppiare gli sforzi per ampliare la formazione di studenti e ricercatori e prepararli a lavori al di fuori del mondo accademico. E il Senato Usa, che felice coincidenza, ha deliberato un forte finanziamento per centri di ricerca, proprio per fronteggiare la competizione con la Cina in materia di innovazione e proprietà intellettuali.
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