Lasciarsi fare da Cristo che accade

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo Voce con l’intervista doppia a Stefano e Matteo, due ragazzi che hanno iniziato la strada vocazionale domenicana. Li abbiamo raggiunti via email e loro hanno risposto con grande sincerità alle nostre domande. Le parole che leggerete sono un soffio di aria fresca: si capisce come la fede, lungi dall’essere una costruzione intellettuale di cui piano piano ci si autoconvince, è davvero frutto di un incontro con Qualcuno che, attraverso qualcun altro (padre Angelo Bellon, in questo caso) ti chiama a Sé nel modo più corrispondente.

Lo stesso credo si possa dire per la Giornata missionaria mondiale di domenica 18 ottobre, preceduta dalla Veglia di sabato 17 in Cattedrale (ne parliamo nel paginone). La prima missione è che l’altro, dentro a un aiuto concreto, veda un uomo in cui Cristo ha vinto. «La Chiesa antica dopo la fine del tempo apostolico sviluppò come Chiesa un’attività missionaria relativamente ridotta» diceva Joseph Ratzinger nel 1986, «non aveva nessuna strategia propria per l’annuncio della fede ai pagani e ciononostante il suo tempo divenne il periodo del più grande successo missionario. La conversione del mondo antico non fu il risultato di un’attività ecclesiale pianificata, bensì il frutto della verifica della fede, verifica divenuta visibile nella vita dei cristiani e nella comunità della Chiesa. L’invito concreto da esperienza ad esperienza e nient’altro fu, umanamente parlando, la forza missionaria della Chiesa antica» (leggete l’articolo di don Valerio Bersano a pagina 9).

E ancora Ratzinger: «La nuova evangelizzazione, di cui abbiamo tanto bisogno, non la realizziamo con teorie astutamente escogitate: l’insuccesso catastrofico della catechesi moderna è fin troppo evidente…» (leggete l’articolo di don Vittorio Gatti a pagina 5). Quanti spunti, in un giornale di sole 16 pagine…

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