Il bilancio negativo sulla fertilità femminile

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Dagli Anni 70 abbiamo assistito a una crescente “attenzione” della medicina e della politica sanitaria per la regolazione e il controllo della fertilità femminile, intesa soprattutto come contraccezione, per arrivare, dopo la legalizzazione della pratica abortiva (che nulla ha di terapeutico), allo sviluppo delle tecniche di fecondazione extracorporea. Sarebbe ora di fare un bilancio, ora più che mai dopo la pandemia. Ricordiamo che era nata allora Aied, Associazione di educazione demografica, che tuttora, credo, si propone di insegnare alle donne e alle coppie come controllare le nascite: una sorta di “ministero della cultura sanitaria popolare”’.

Bene: siamo arrivati a una situazione demografica devastante (a detta anche di osservatori esteri), una vera e propria società marcia senza bambini, senza famiglia stabile, con anziani sempre più vecchi e soli. Il bilancio della contraccezione e della procreazione “educata e responsabile” in Italia rimane sui centomila aborti l’anno, a fronte di un drastico calo di gravidanze. Numeri fallimentari che avrebbero fatto chiudere i programmi di qualsiasi azienda. Una riflessione ancora sulla pandemia: per tre mesi tutte le attività chirurgiche (tumori compresi) sono state bloccate per curare il Covid-19. Gli aborti, però, hanno continuato a essere praticati come prima in Italia, passati come “urgenze chirurgiche”.

Certo, urgenza di uccidere. Si è addirittura considerata urgente una pratica che ogni medico dovrebbe rifiutare non perché credente, ma perché ha fatto il Giuramento di Ippocrate. Che cosa deve fare il medico cattolico? Almeno dirlo, dopo 50 anni! Dire che dal punto di vista clinico, prima ancora che morale e sociale, i risultati sono disastrosi. Il male fa male. Affidiamoci a Maria Santissima per ripartire, accanto alle donne, alle mamme, ai bimbi. Per la Vita.

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