“Ma ecco laggiù un bel tavolo di giovani. Corriamo ad intervistarli. Guadagniamo il loro tavolo. Chi prende la parola? – Vito sa fare molto bene il giovane – Dicci Vito”. Questo dialogo, feroce nei confronti di una certa retorica sui “giovani”, è tratto dal film “Ecce bombo”, diretto e interpretato nel 1978 da Nanni Moretti. Ogni volta che si parla di “giovani” il rischio di cadere nei soliti luoghi comuni è altissimo. Anche, e soprattutto, quando si carica sulle spalle di figli e nipoti il futuro della nostra società. “Siete voi l’avvenire, il mondo è nelle vostre mani!” è la frase che sentiamo dire sempre, anche se poi non significa molto. Anche perché le decisioni, quelle vere, raramente passano dai giovani.
E, quando accade, spesso si tratta di giovani invecchiati precocemente nell’animo. Sono i cocchi della mamma, della maestra o di qualche parroco. Ma la giovinezza è solo una condizione anagrafica, o c’è dell’altro? Abbiamo provato a dare una risposta in questo numero di Voce. Collegando la gioventù alla libertà, che oggi sembra essere minacciata nella sua più intima essenza: la possibilità di pensare diversamente dalla mentalità comune, e di poter esprimere le proprie ragioni. E’ una battaglia per essere, citando ancora una volta il film di Moretti “ma veramente, nelle cose di tutti i giorni, rivoluzionari”. E giovani, anche a novant’anni.