Il “vario” mondo dei pensionati

CITTÀ NOSTRA

L’alessandrino Mario Giordano e i suoi approfondimenti sull’Italia

“Nemo propheta in patria” recitava un vecchio adagio; e in effetti, parafrasando, constatiamo che è difficile vedere esposti nei punti vendita della nostra città, libri di autori alessandrini come Umberto Eco, o come il giornalista Mario Giordano (il grillo parlante) i cui ultimi tre libri, frutto di un certosino lavoro di documentazione e ricerca, analizzano la situazione dei pensionati italiani. È una lettura che lascia sbigottiti nel constatare quanta poca umanità e quanto egoismo ed ipocrisia alberghi nell’animo dei nostri politici che, ideando ed approvando speditamente leggi inique, si sono assicurati laute pensioni, vitalizi e prebende varie, a discapito dei normali lavoratori che devono sudare anni per conseguire una pensione che stenta a mantenerli in vita.

L’analisi spazia dal più ricco pensionato Inps, con 90.000 euro al mese, contrapposto a quel torinese che riceve ben 0,78 euro mensili; da quelli che, oltre a due o tre pensioni di tutto rispetto, si assicurano pure incarichi manageriali ben retribuiti da enti pubblici, fino ai baby pensionati con soli 39 anni d’età. Dalle pensioni-truffa assegnate a finti ciechi o con invalidità varie, a quelli che incassano pensioni di genitori defunti da 14 anni, ai brigatisti e ai criminali dell’ex-Jugoslavia, massacratori delle foibe. Ma anche le promesse fatte e rivoltate a loro favore o mai decise: come l’abbassare i loro emolumenti, eliminare i vitalizi, diminuire le poltrone, eliminare gli sprechi, far pagare gli evasori. Una panoramica meritano pure le pensioni degli appartenenti ai fondi speciali e alle caste: ex telefonici, giornalisti, sindacalisti, banchieri, magistrati, ex presidenti di vari Consigli; senza contare i congiunti degli immigrati che, acquisito con qualche sotterfugio il diritto alla pensione, ritornano al Paese d’origine ricevendo a casa l’assegno esentasse.

Da ultimo ricordo la 27enne parrucchiera toscana che nel 2016 ha ricevuto dall’Inps la comunicazione che potrà ricevere la pensione nel marzo 2064 dopo 48 anni di lavoro. Ma al nostro autore va dato il merito di aver pubblicato l’ultima fatica, “L’Italia non è più italiana”, nella quale offre una panoramica di quanto la globalizzazione abbia favorito gli stranieri nell’impossessarsi delle nostre aziende più prestigiose: meccaniche, elettrotecniche, casearie, trasportandole a pezzi all’estero e lasciandoci, come sta avvenendo in questi giorni, con fallimenti societari, disoccupati e cassintegrati. “La verità mi fa male, lo sai” recita una vecchia canzone: ma a volte è bene approfondirne la conoscenza, per capire come è meglio regolarsi nelle circostanze della vita.

Carlo Re