Nella chiesa di Santa Maria della Corte a Castellazzo Bormida si può ammirare, murato nell’abside, un altorilievo in marmo raffigurante un leone di San Marco, classico simbolo della Repubblica di Venezia. Diversi studiosi si sono interrogati circa la sua origine. Infatti, l’unico momento in cui è possibile stabilire un legame tra l’antica Gamondio e Venezia è il passaggio di truppe della Serenissima durante il tormentato periodo delle Grandi Guerre d’Italia (1494 – 1559). Grazie a Gianni Prati, presidente della Pro Loco, che ci ha fornito alcuni articoli pubblicati su Castellazzonotizie, proviamo a ricordare le principali ipotesi. Secondo il religioso Girolamo Buzzi, “una gran lapide con entro scolpita una statua di un Leone di marmo” venne trasferita nel coro della chiesa per timore che i veneziani potessero riprendersela o distruggerla per ritorsione. Di parere opposto padre Lucio Maranzana, per il quale il trasferimento poteva considerarsi una mera benevolenza nei confronti del sovrano francese venuto in Italia in aiuto del Papa. Ad avviso dell’avvocato alessandrino Degiorgis, il leone rappresentava invece un atto di liberalità dell’esercito veneziano per l’ospitalità ricevuta dai castellazzesi. Anche Giuseppe Pochettino supponeva che il leone potesse essere giunto a Castellazzo al seguito delle truppe veneziane. Per lo storico
Francesco Gasparolo “potrebbe anche riferirsi a qualche personaggio che [lo] avesse regalato in memoria della relazione sua personale colla repubblica veneta, come avvenne quando Francesco Sforza, già generalissimo dei veneti (…) fece una non breve dimora in Castellazzo”.
A queste ricostruzioni se ne è aggiunta un’altra formulata da Gianluigi Bera, che nel 2004 ha dato alle stampe un volume intitolato: “Asti – Edifici e Palazzi nel Medioevo”. A suo parere, il leone alato costituirebbe un trofeo di guerra prelevato a Crema e donato agli astigiani nel 1509 da parte del re di Francia Luigi XII che aveva sconfitto le truppe veneziane nella battaglia di Agnadello. L’emblema di Venezia rimase per qualche tempo nel palazzo nobiliare di Gerolamo Malabaila, finché un esponente della famiglia castellazzese dei Pellati (che risiedettero ad Asti tra il XVI e il XVII secolo) lo acquistò e lo fece arrivare a Castellazzo per poi collocarlo nella chiesa di Santa Maria della Corte. A dire il vero, un leone alato è tutt’ora presente sulla Torre Guelfa nella piazza del duomo a Crema, e l’iscrizione alla base (tradotta dal latino) recita: “Condotto dai Galli ad Asti, dimenticato giacqui, ora restituito in patria insigne rimango – doge Cost. Priuli 1558”. Il leone sembrerebbe quindi ritornato a Crema nel XVI secolo. Al contrario, Bera ritiene che sia stato soltanto sostituito con uno di identiche dimensioni, ma di minore raffinatezza. Infine, Alberto Rizzi, il massimo esperto italiano in leoni marciani, nel supplemento a una sua recente monografia, evidenzia il valore del manufatto, ritenendolo però di provenienza cremonese. Quest’ultima tesi fornisce dunque nuovi spunti di discussione in merito alla affascinante e un po’ misteriosa presenza di un leone alato a Castellazzo Bormida.
Mauro Remotti