Quasi il 60% degli elettori alessandrini ha detto No alla proposta di riforma costituzionale appoggiata dall’ormai ex premier Matteo Renzi. Un dato allineato al risultato nazionale. Abbiamo chiesto un commento a due politici di stanza a Palazzo Rosso, e schierati sui due fronti opposti.
Da un lato, Mauro Cattaneo, assessore comunale alla coesione sociale e uomo del Sì; dall’altro, Gianni Barosini, presidente della Commissione bilancio del Comune e uomo del No.
Cattaneo, si aspettava la vittoria del No?
«Sì, me l’aspettavo».
Perché ha vinto il No?
«Ha prevalso lo scontro politico sui contenuti. Soprattutto per responsabilità di Matteo Renzi, ma certo non solo sua. Poi hanno pesato molto le difficoltà economiche e la percezione generale di sfiducia. Chi rappresentava le responsabilità di governo è stato punito».
I giovani hanno votato No a stragrande maggioranza. Come si può leggere questo dato?
«Proprio per il fatto che che è la fascia di popolazione che ha maggior sfiducia nella politica, soprattutto quella tradizionale, e ha le maggiori incertezze sul proprio futuro. Comunque la colpa non è mai degli elettori ma di chi vorrebbe e dovrebbe rappresentarli».
E adesso?
«Fare previsioni non è possibile né serio. Io spero che il Pd vada al più presto a congresso perché c’è bisogno di rivedere molte posizioni e molti ruoli. Il clima è talmente peggiorato che spero si vada a elezioni quanto prima. C’è bisogno che il paese scelga un governo coerente e riconosciuto dagli elettori».
Barosini, si aspettava che vincesse il No?
«Sì, si respirava questa tendenza».
Perché ha vinto il No, secondo lei?
«Matteo Renzi ha avuto la capacità di far cementare le varie sensibilità a lui ostili».
I giovani hanno votato No a stragrande maggioranza.
Come si può leggere questo dato?
«Io non distinguo giovani, donne, professionisti o operai. I cittadini liberi, unica categoria che riconosco, non sono stati soggiogati dai poteri mediatici, bancari o affaristici».
E adesso che cosa bisognerebbe fare, a suo avviso?
«Si faccia una legge elettorale con cui i cittadini possono scegliere direttamente i propri rappresentanti, in senso proporzionale, e che contempli tutte le sensibilità culturali e sociali. E finalmente si elegga un Parlamento vera espressione popolare. Questa è la democrazia rappresentativa».