Isacco di Ninive nacque agli inizi del VII secolo nell’attuale Qatar, dove visse come eremita fin quando non venne ordinato vescovo di Ninive, oggi in Iraq, ufficio che lasciò dopo soli cinque mesi, ritenendosi inadeguato, per ritirarsi a vita solitaria in Persia. È venerato come santo dalle Chiese orientali. A lui si deve una serie di discorsi e lettere che, dall’originale siriaco, furono tradotti in greco alla fine del secolo VIII. Ora quegli antichi testi sono a disposizione dei lettori italiani – grazie al lavoro critico di Marcel Pirard e alla traduzione e al commento di Maria Benedetta Artioli – in Discorsi ascetici (Ed. San Clemente-Ed. Studio Domenicano, con greco a fronte, pp 1119, euro 49).
È difficile riassumere un tomo così ponderoso ed eterogeneo nei temi e nelle circostanze. Un concetto però è sicuramente trasversale: l’esichia, ἡσυχία in greco, che si può tradurre con “riposo” ma non è la virtù di colui che si sdraia sul divano. È la quiete in Dio, il mettere la propria anima nel suo cuore, nel percepire l’abbraccio della sua misericordia avendo la consapevolezza della propria insufficienza e del proprio peccato. In fondo è un realismo confidente e rasserenante: «Ricordati sempre di quelli che ti superano nella virtù, per vedere te stesso sempre carente rispetto alla loro misura. E rifletti sempre alle tribolazioni più gravi di quelli che sono tribolati e maltrattati, per rendere grazie come conviene per quelle più piccole e insignificanti che toccano a te e per poterle sopportare con gioia».
Giustamente osserva il testo che se fai pace con te stesso, «saranno in pace con te il cielo e la terra». Si spiega con la forte insoddisfazione personale la rabbia di alcuni rosi interiormente dall’invidia per i successi e le capacità altrui, che per questo spargono veleno dappertutto corrodendo l’armonia comunitaria. Le meditazioni del vescovo Isacco nascono in un ambiente monastico di secoli e luoghi lontani; quindi alcuni aspetti vanno certamente circoscritti. Tuttavia, le indicazioni di fondo per impostare un rapporto con il Signore non di tipo commerciale ma filiale restano ancora valide e fonte di autentica vita spirituale.
Fabrizio Casazza