A un’ora da qui – Van Dyck, pittore di corte

Le Sale Palatine della Galleria Sabauda di Torino ospitano la straordinaria mostra “Antoon van Dyck, pittore di corte”. Scopo della mostra è far emergere l’esclusivo rapporto che Van Dyck ebbe con le corti più autorevoli, italiane ed europee, per le quali dipinse innumerevoli ritratti. Capolavori unici che, attraverso un’arte raffi nata e preziosa, diventano mezzo esclusivo per conoscere il fastoso universo seicentesco.

Più di 60 le opere esposte, di cui 45 dipinti e 21 incisioni provenienti, oltre che dalla Galleria Sabauda stessa, dai musei italiani e stranieri più prestigiosi: la National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra e la Collezione Reale inglese, la Scottish National Gallery di Edimburgo, il Museo Thyssen-Bornemiza di Madrid, il Kunsthistorishes Museum di Vienna, l’Alte Pinakotek di Monaco, il Castello Arcivescovile di Kromeriz presso Praga, le Gallerie degli Uffi zi, i Musei Capitolini di Roma, la Ca’ d’Oro di Venezia, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, il Palazzo Reale e i Musei di Strada Nuova di Genova. Sono quattro le sezioni in cui si articola la mostra. Si inizia con la prima fase riguardante la formazione dell’artista e il rapporto con Peter Paul Rubens, uno dei più grandi artisti seicenteschi. Quest’ultimo ebbe infatti una grandissima influenza sul giovane Van Dyck che comunque riuscì in breve tempo a elaborare un linguaggio proprio differenziandosi dal maestro. La seconda sezione è dedicata periodo che va dal 1621 al 1627: il periodo italiano.

Van Dyck giunse in Italia visitando Venezia, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Palermo e Genova. Da qui i primi ritratti del ceto aristocratico, come il Cardinale Bentivoglio e la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo; e da qui prende inizio la rappresentazione dell’immagine nobile. Terza sezione: gli anni anversesi. Tornato ad Anversa, divenne pittore di corte dell’arciduchessa Isabella Clara Eugenia, sostituendo Rubens. In questo periodo Van Dyck raffigurò molti personaggi dell’ambiente vicino a Isabella, una galleria eccezionale di dipinti e incisioni: in mostra ne sono esposti 13 esemplari, provenienti dall’Istituto Centrale della Grafica, accanto ad altre 8 incisioni di collezione privata. Sono presenti anche i ritratti dell’arciduchessa Isabella in veste monacale, in un confronto tra Van Dyck e Rubens. La quarta sezione illustra l’attività di Van Dyck presso la corte di Carlo I. Nel 1632 si trasferì a Londra, presso la corte di Carlo I, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1641. Fu proprio qui che Van Dyck raggiunse il culmine della sua fama. Realizzò un numero sorprendente di ritratti del re, della regina, dei loro figli (come le due versioni dei tre figli maggiori di Carlo I in mostra) e un gran numero di personaggi che frequentavano assiduamente la corte del re d’Inghilterra, regalandoci un panorama davvero sorprendente di quella società: i sovrani sereni e potenti, i personaggi di grande eleganza e raffinatezza, sontuosamente abbigliati, ritratti di lord, duchi e principi.

La cura dell’esposizione è affidata ad Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardini e a un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown. La mostra, che rimarrà aperta fino al 17 marzo, è organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Musei Reali di Torino e Gruppo Arthemisia, con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino.

Andrea Allegra

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