Nonostante il passare dei secoli il tema delle crociate continua a interessare non solo gli addetti ai lavori ma anche il grande pubblico. Il ricercatore universitario Luigi Russo si focalizza su un aspetto particolare, che dà il titolo al suo ultimo libro: I crociati in Terrasanta (Carocci, pp 282, euro 22).
Il testo chiarisce preliminarmente che la motivazione di riconquista dei luoghi in mano islamica appare singolare, dal momento che essi erano tali dal 638: chi «parla di scontro epocale, dunque, compie un anacronismo storico attribuendo agli uomini della fine dell’XI secolo una consapevolezza che a quel tempo non esisteva assolutamente» (p. 14). Anche perché, ad esempio, il termine “crociata” appare nei documenti pontifici solo nel XV secolo. Pure la spiegazione economica non appare prioritaria, in quanto per partire occorreva vendere o dare in usufrutto i propri beni. L’elemento principale, secondo il volume, risulta la chiamata dei Bizantini, che volevano manforte da un’armata scelta di guerrieri. Tuttavia, saranno proprio le truppe crociate, nonostante la ferma opposizione di papa Innocenzo III, a saccheggiare Costantinopoli nel 1204, portando tra l’altro a Venezia i cavalli bronzei, ora custoditi nel museo patriarcale.
Viene ricordato l’arrivo in Egitto nel 1219 di san Francesco d’Assisi, che tenne «una pubblica controversia religiosa» con il sultano al-Kāmil, il quale dieci anni dopo siglò un trattato di pace con l’imperatore Federico II. Non mancarono tuttavia nuovi scontri, nei quali fu attivo protagonista anche il re di Francia Luigi IX, canonizzato nel 1297: un santo alle crociate, dunque. Tutto si concluse nel 1291 con la caduta dell’ultimo avamposto cristiano, san Giovanni d’Acri. Il volume pone come quasi conseguenza della fine delle crociate in Terrasanta il primo giubileo, quello del 1300: ormai non più Gerusalemme ma Roma, popolata di reliquie importate dall’odierno Israele, era la nuova meta di pellegrinaggi.
Secondo il libro è ingeneroso il giudizio del celebre professore Jacques Le Goff, secondo il quale «l’albicocca è l’unico buon frutto che i Cristiani hanno raccolto dalle crociate» (p. 122). In ogni caso pare proprio che questo lavoro di Luigi Russo, ben documentato e molto scorrevole, non segni di certo la fine sul dibattito a proposito delle crociate.
Fabrizio Casazza