Nel mio articolo uscito su Avvenire mercoledì ho voluto ricordare la situazione di difficoltà che vivono Marche e Umbria a quasi due anni dal terremoto. Qui si è recato Arnaldo Cartotto da Biella che ha riscontrato un maggiore abbandono rispetto al 2016: molti abitanti, soprattutto giovani, hanno lasciato i paesi martoriati e, se subito dopo il sisma c’era un movimento di persone che si occupavano della ricostruzione e che faceva girare una micro-economia, oggi restano solo i ritardi e l’assurdità di norme non a misura di situazioni di emergenza. Se qualcosa, almeno esteriormente, è migliorato, ciò che nessuno più racconta è lo sconforto della gente che non vuole mollare, ma che è oppressa da una burocrazia ingombrante e incombente. L’appello è quindi di programmare un viaggio in questi paesi dimenticati e di destinare – se mai ci sono – i fondi disposti dal Governo per l’Anno del cibo italiano per queste popolazioni, perché, come ci ha scritto Arnaldo: “Il terremoto dura pochi secondi ma i suoi effetti durano anni e in tutto questo tempo ognuno di noi non può smettere di ricordare”.
Paolo Massobrio