Questa settimana due avvenimenti mi hanno fatto pensare a che cosa è la fede oggi. Il primo riguarda la signora di Pontida che al raduno della Lega reggeva un foglio con scritto: “Se non vuoi il crocifisso torna al tuo paese”; il secondo è il “ritorno” in redazione di una ragazza che ormai in vacanza, ha deciso di dare un po’ del suo tempo libero alla nostra redazione. Grazie a questi due eventi ho capito ancora una volta che la fede non è solo una serie di simboli e nozioni imparate alle “lezioni di catechismo” ma è un modo di interpretare e vivere l’intera esistenza. La verità è che la fede è così legata ai gesti, alle parole e alle scelte della vita da essere quasi irriconoscibile senza di essi. Così è possibile trovare “fede” in un giovane che regala il suo tempo, piuttosto che in chi usa Gesù per rappresentare un’idea, quasi dimenticandosi della sua incarnazione, di quell’uomo che muore a braccia aperte dicendo: “Padre, perdonali”, tutti. Per capire i giovani è necessario ascoltarli di più, evitando di interpretare la loro fede alla luce di schemi formali e precostituiti decine di anni fa da una società che oggi non esiste più. Il pericolo è pensare alla fede più come una serie di pratiche e di concetti piuttosto che come un incontro personale con Gesù dal quale nasce un modo di vivere più autentico con noi stessi e con i fratelli. Non nascondiamoci dietro alle rappresentazioni della fede: scegliamola ogni giorno.
Enzo Governale
@cipEnzo