Alessandria Racconta – Il platano di Napoleone

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Il «platano di Napoleone» sopravvive al chilometro 96 della trafficata Strada Statale n.10 che porta a Spinetta, a due passi dallo svincolo della tangenziale. Narra la leggenda popolare che il Primo Console abbia riposato sotto le sue fronde dopo la vittoriosa battaglia di Marengo del 14 giugno 1800. La circostanza è però alquanto improbabile, in considerazione del fatto che l’albero si trovava proprio a ridosso delle linee austriache. Più verosimile la tesi secondo la quale Napoleone ordinò la piantumazione di un viale alberato lungo la strada che dal centro di Alessandria arrivava sino a Spinetta Marengo al fine di onorare degnamente i caduti di entrambi gli schieramenti. Agli inizi del Novecento erano ancora presenti cinque esemplari, un paio dei quali furono abbattuti durante la costruzione del nuovo ponte sulla Bormida. A tutt’oggi ne rimangono tre: due alla fine del ponte, incastrati fra guardrail e reti metalliche, e il maestoso platano. Un cartello verde ai suoi piedi ricorda che faceva parte di un progetto chiamato «Percorso verde tra gli alberi della tua città». Il platano di «Alessandria» ha un’altezza prossima ai quaranta metri, un fusto a petto d’uomo di circa otto metri di circonferenza e un tronco che a due metri di altezza si separa in quattro grandi rami portanti. Durante il periodo estivo, la sua chioma copre un’area di circa 400 mq. Dovrebbe trattarsi di un platano occidentale (platanus occidentalis l.) ovvero, a parere dell’esperto Tiziano Fratus autore del Quaderno degli alberi antichi e leggendari, di un platanus x acerifolia, vale a dire un ibrido ottenuto incrociando platanus orientalis e platanus occidentalis. Eccezionalmente ha trovato il posto ideale per svilupparsi fino a raggiungere le attuali notevoli dimensioni. L’albero, di proprietà del Comune di Alessandria, è protetto dalla Sopraintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Il platano figura altresì nell’elenco stilato dalla Regione Piemonte per la «promozione della tutela e la conoscenza del patrimonio», ed è al terzo posto nell’inventario degli alberi considerati monumentali per il loro valore naturalistico, paesaggistico e storico-culturale. Peccato che a causa della sua infelice collocazione sia faticosamente avvicinabile e difficile da fotografare.

Mauro Remotti

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