Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori, mi soffermato volentieri sull’apertura in prima pagina di questa settimana su Voce: la testimonianza di due persone semplici, schive, che
non amano molto parlare di quello che fanno (anche se poi lo fanno, eccome). Vi suggerisco di leggere il pezzo, che altro non è che il resoconto del mio incontro con Pino Di Menza, già medico di Fubine e presidente dell’associazione “L’Abbraccio”, e Pierluigi Seymandi, chirurgo pediatrico alessandrino in pensione (si fa per dire…) e vice presidente dell’associazione.
Di realtà benefiche ce ne sono tante, nella nostra zona, tutte o quasi meritevoli di attenzione. Ma questi due “ragazzi” (Seymandi lo conoscevo già, Di Menza no) mi hanno colpito per come hanno risposto a una delle tragedie più agghiaccianti che possano capitare a un genitore: quella di perdere un figlio. Si sono ritrovati (grazie a monsignor Riccardi, storico direttore di Voce) a fare qualcosa insieme. Non soltanto per aiutare gli altri, ma per trovare un senso a una vita segnata da un dolore così grande. “Trovare”, attenzione, non costruirsi da sé. “Da una situazione di devastazione in cui mi trovavo, l’aver trovato una direzione mi ha dato la possibilità di riemergere e di vivere. Ho recuperato la fede, anzi, me l’hanno fatta recuperare” mi ha detto Pino Di Menza durante il nostro incontro qui in redazione. E mentre
parlava, lo sguardo di Pino si illuminava, mentre Pierluigi annuiva sorridendo. Si può rinascere davvero, grazie alla fede. Grazie a una fede vera, vissuta e quotidianamente incontrata. Non un’immaginazione, che ci lascia da soli con i nostri poveri (e a volte disperati) pensieri.

 

Andrea Antonuccio 

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