#Editoriale

Care lettrici, cari lettori,

nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno (potrete leggerne un estratto a pagina 8) papa Francesco dice molte cose interessanti, sulla missione e sulla fede in generale. Due, tra le tante, mi hanno colpito particolarmente. La prima, di papa Ratzinger: «Ricordiamo sempre che “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 1)». Ed ecco la seconda «bomba», questa volta di papa Francesco: «Il Vangelo è una Persona, la quale continuamente si offre e continuamente invita chi la accoglie con fede umile e operosa a condividere la sua vita attraverso una par- tecipazione effettiva al suo mistero pasquale di morte e risurrezione». Mi chiedo, allora: ma se l’incontro con un avvenimento (e non le mie menate) è la miccia che innesca la fede, io questo incontro l’ho fatto? E ancora: se il Vangelo è una Persona, io dove posso incontrarla? E da che cosa mi accorgo di aver fatto questo incontro? Mi verrebbe da rispondere, per esperienza personale, che se ci si imbatte in Gesù, la Persona del Vangelo, non si può non rimanere cambiati, e subito stupiti. E che questa Persona, che ci viene donata costantemente nell’Eucaristia, io ho bisogno di vederla anche nelle persone che ho accanto. Sul posto di lavoro, in famiglia, in parrocchia o in qualunque altro ambito, là dove si può essere missionari semplicemente fidandosi dello stupore che Cristo genera in coloro che lo hanno incontrato.

Andrea Antonuccio 

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