Era il 1854 quando don Bosco chiese a Mamma Margherita di cucire a mano alcuni fogli fatti stampare da una tipografia e piegati a mano da lui e alcuni suoi alunni. Forse proprio in quel momento, il santo dei giovani si rese conto del valore della comunicazione sociale. Non solo scrivere e stampare libri per comunicare contenuti, ma anche stare insieme ai giovani durante la fase di costruzione.
Qualche anno dopo, a Valdocco, Don Bosco fonda la sua prima tipografia grazie alla quale inizia a stampare volantini per invitare i giovani in oratorio, libretti per il catechismo e per la scuola, piccoli periodici con uno stile semplice e una dicitura popolare, per creare cultura e diffondere buoni modelli di vita. Ma non solo, la tipografia era il modo per insegnare ai giovani un mestiere e accompagnarli nella loro crescita.
Per sostenere la sua attività editoriale, nel 1859 costituì la “Società per la diffusione della buona stampa”. Don Bosco infatti, considerava la buona stampa un impegno prioritario.
Anche noi, come Chiesa locale, stiamo lavorando in questa direzione: perché i linguaggi sono cambiati, gli strumenti si evolvono, ma il nostro obiettivo è sempre lo stesso: parlare di Dio, attraverso le nostre vite.