Alessandria racconta – Enrico Gentilini, patriota

Enrico Gentilini nacque ad Alessandria il 31 marzo 1806. Spinto da un forte spirito patriottico, entrò ben presto a far parte della Giovine Italia alessandrina. A seguito dei moti del 1833, le autorità sabaude inasprirono i controlli arrestando molti cospiratori, tra i quali il causidico Andrea Vochieri.
Le confessioni estorte ai prigionieri fecero emergere anche il coinvolgimento di Gentilini, che riuscì a mettersi in salvo trovando rifugio a Ginevra. In terra elvetica lo raggiunse la notizia della condanna alla morte ignominiosa comminatagli dal Consiglio di guerra divisionario di Alessandria. Poco dopo un decreto di espulsione lo costrinse a trasferirsi in Francia, dove continuò a diffondere le idee sovversive. Sebbene si trovasse all’estero, mantenne comunque i collegamenti con l’organizzazione mazziniana e partecipò alla preparazione della spedizione, poi fallita, in Savoia. Ricominciò cosi per lui un lungo periodo di peregrinazioni che lo portò probabilmente sino in Turchia. Gentilini scrisse e pubblicò alcuni manuali: Guida del milite, in cui sosteneva che le tecniche di guerra partigiana fossero le più idonee per le azioni rivoluzionarie e La guerra degli stracorridori, attinente alle tattiche di guerriglia.
In un altro opuscoletto, Ravvisamento all’Italia, auspicava l’avvento di uno Stato nazionale unitario, decentrato amministrativamente e fondato non sull’interesse dei singoli ma su una democrazia permeata di un forte senso di solidarietà sociale. Nel 1848 prese parte alle Cinque Giornate di Milano. Nel 1860, da Digione, scrisse una lettera a Carlo Cattaneo lamentando il suo stato d’indigenza; e grazie all’interessamento del non ancora ministro Agostino Depretis ottenne un lavoro presso le ferrovie. Nel suo celeberrimo libro La città mia, il sindaco di Alessandria Nicola Basile ricorda che: «il 21 novembre 1874 scriveva a certo Valsecchi, Consigliere Comunale di Alessandria, pregandolo perché gli mandassero 65 lire per pagare un debito presso una pensione, Era un vecchio di 68 anni! La somma gli serviva per pagare il debito e per andare a Savona, dove gli avrebbero offerto un posto di lavoro». Secondo lo studioso Luigi Bulferetti, Gentilini merita di essere ricordato soprattutto perché sentì vivissima l’esigenza della giustizia sociale e il suo nome, sotto questo profilo, può collocarsi accanto a quelli di Cristoforo Moja, David Levi e Carlo Bini. Purtroppo non si conoscono il luogo e la data di morte di Enrico Gentilini. Alessandria gli ha intitolato una via compresa tra corso Monferrato e Lungo Tanaro Solferino dove si trova il palazzo ex Gil attualmente sede dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte.

Mauro Remotti

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