Il sistema Giustizia e l’anno giudiziario

Anche la Giustizia ha le sue stagioni: in corrispondenza con i primi mesi dell’anno civile hanno luogo le giornate di “apertura dell’anno giudiziario”.
Si tratta di un rito la cui origine si perde nel tempo: in passato, quando la giustizia veniva amministrata “in nome” di un sovrano più o meno assoluto, era l’occasione in cui i funzionari rendevano conto del proprio operato, per veder rinnovato l’incarico per un ulteriore anno.
Con il passare del tempo la tradizione è andata perdendosi: recentemente, il Legislatore ha riproposto tale momento, nella valenza di “rendere conto” al “Popolo Sovrano”.
Per questo, una volta l’anno, le Corti si aprono al pubblico. I Giudici sfilano nelle toghe cerimoniali rosse; i Procuratori Generali indossano l’ermellino, gli Ufficiali Giudiziari, in mantelletta, reggono curiose mazze dorate: i simboli tradizionali della Giustizia.
Ma non c’è solo folklore: anche quest’anno non sono mancati, infatti, seri spunti di riflessione: secondo il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, è necessario che sia la Giustizia ad auto-riformarsi, coordinando meglio il proprio lavoro, anziché attendere riforme che tardano ad arrivare; sui “processi mediatici”, ha osservato che «Si scorge una frattura fra gli esiti dell’attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione».
Interessante, poi, la riflessione del Procuratore Capo di Milano, che ha criticato «Un sistema che consente l’accesso in magistratura all’età media di trenta anni, ossia superiore di molti anni rispetto al passato», in quanto «Allontana dalla magistratura giovani brillanti ed esclude dalla magistratura i giovani che provengono da famiglie non abbienti». 
Pessimista, infine, la visione della magistratura torinese: l’ormai cronica mancanza di personale amministrativo – si è osservato – è tale da mettere in seria difficoltà l’operato quotidiano della Giustizia.

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